La paura del work-life (un)balance

In equilibrio tra casa e lavoro

Le statistiche sulla percentuale di donne in azienda, sul loro stipendio e le loro qualifiche abbondano. Sono rare invece le ricerche su come si sentano sul lavoro e quali siano le sfide quotidiane che devono affrontare.

Secondo una ricerca della Thomson Reuters Foundation (2015, oltre 9500 donne lavoratrici intervistate in rappresentanza delle economie avanzate G20) il work-life balance, l’equilibrio tra casa e lavoro, è al primo posto delle preoccupazioni delle donne.

Sorprendentemente quasi la metà delle intervistate crede che avere una famiglia non rappresenti un ostacolo alla carriera, con il Brasile (dove esistono politche di sostegno alla maternità) capolista con il 74% di pareri fiduciosi. Purtroppo non è così per l’Italia, che occupa il 16° posto, dove solo il 32% delle donne intervistate crede che avere figli sia compatibile con la crescita professionale, seguita da Regno Unito, Germania e Giappone.

Più donne in azienda?

È interessante notare come da alcuni anni aziende di settori storicamente più maschili, come la consulenza, la finanza e il tech, stiano attuando politiche globali di attrazione di talenti femminili, consapevoli del valore aggiunto che la diversity può apportare in ambito lavorativo.

Malgrado questi “corteggiamenti” molte giovani donne, forse nel timore di dover a un certo punto scegliere tra carriera e famiglia, sono reticenti all’avvicinarsi ad alcune professioni o settori, malgrado possiedano tutte le attitudini e competenze per poter fare un brillante percorso.

Di pari passo si evince un tasso di abbandono della carriera ancora molto alto a seguito della nascita dei figli: in Italia siamo all’11% dopo il primo figlio, 17% dopo il secondo (Dati ISTAT – Misure a sostegno della partecipazione delle donne al mercato del lavoro e per la conciliazione delle esigenze di vita e di lavoro, di febbraio 2020).

Un recente articolo di NBC news, racconta di come alcuni colossi del tech offrano il congelamento degli ovuli come parte del pacchetto retributivo, al fine di attrarre talenti femminili. Se da un lato dare la possibilità di posticipare una scelta importante, come quella di avere un figlio, annullando la pressione del tempo, può essere una proposta attraente, dall’altro porta alla luce un assunto più profondo e preoccupante: che sia normale, se non addirittura necessario, dover dividere i propri obiettivi di vita, sfalsando i tempi da dedicare ad ambiti diversi della propria realizzazione personale, come la famiglia e il lavoro.

C’è un’alternativa?

È ormai dimostrato che la cura dedicata alla vita privata si rifletta in modo direttamente proporzionale negli altri ambiti della vita, inclusa la carriera.

Secondo le teorie di Bljuma Zeigarnik (psicologa polacca di inizio ‘900), i “cerchi aperti” (questioni a cui non stiamo dedicando l’attenzione che richiedono) creano pensieri intrusivi nella nostra mente. Ci interrompono, ci investono, quando meno ce lo aspettiamo e ce lo immaginiamo. Prova a non pensare a un elefante rosa. Riuscito?

Ecco. Adesso immaginiamo per un attimo come questo meccanismo possa essere amplificato, quando nel pensiero si fa strada, non un elefante, ma un dinosauro, direi, come quello di diventare madre, o al tempo di qualità che non stiamo dedicando a noi stessi o alle persone che amiamo.

Questo esempio banale ci mostra come prendere consapevolezza di cosa è importante nella nostra vita, dedicandogli la giusta attenzione e coltivarlo, che sia un hobby o un desiderio profondo, ci renda individui più presenti, produttivi e felici.

L’aumentare dei ruoli mette a dura prova l’equilibrio tra casa e lavoro, tra vita privata e professionale, e questo aspetto si è manifestato in tutta la sua fragilità durante il recente lockdown: la mancanza di aiuti esterni, l’aumentare di impegni, stanchezza e conflitti e la totale assenza di confine tra pubblico e privato ha messo a dura prova gli individui e interi nuclei familiari.

Ma qualcosa sta cambiando!

Può essere interessante notare un altro trend in ambito risorse umane: la sempre maggior attenzione da parte delle aziende verso le “competenze trasversali”, ovvero quelle capacità applicabili in contesti molto diversi da quello dove sono state apprese.

Secondo la ricerca di LinkedIn sui soft skills più richiesti nel 2020 dalle aziende compare (per la prima volta!) al 5° posto l’intelligenza emotiva, una serie di capacità che riguardano in modo olistico l’individuo e le sue emozioni, tra le quali spicca la capacità di organizzarsi.

Il professional organizer: organizziamo insieme la vita privata, per esprimerci al meglio nel lavoro

Le aziende attente al benessere e alla crescita dei propri dipendenti possono oggi offrire tra i benefit il supporto di un professional organizer, un professionista che aiuta le persone a gestire meglio la casa, la famiglia, il lavoro, con un occhio alle risorse esauribili quali lo spazio, il tempo, le energie e le finanze.

L’obiettivo è quello di creare una base di vita funzionale e scorrevole che consenta di esprimere al meglio il proprio potenziale al lavoro, e di vivere con serenità ed equilibrio nel privato.  Se sei un’azienda sensibile a queste tematiche, contattami.

Se sei un dipendente a cui piacerebbe poter aver accesso a questo tipo di benefit, parlane con le tue risorse umane – sarò felice di proporre dei servizi personalizzati alle vostre esigenze.

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Cristina Casula
info@cristinacasula.com

Sono una Professional Organizer. Mi piace trovare soluzioni ai problemi e aiutare gli altri a vivere meglio. Quando non lavoro cucino, disegno e faccio composizioni di fiori. Mi piace scherzare, è il mio antidoto per le situazioni difficili.